Cuesta Zuviel Frata

Ovvero salita al Ciuculòn dai Alaç (1612 m) per la cresta Sud Est, dalla diga del Ciùl

Palina geodetica fissa sull'anticima del M. Zuviel; il corrispondente punto geodetico è sulla roccia nei pressi della madonnina sulla spalla destra orografica della diga.

Il Ciuculòn dai Alaç; a destra il crestone Sud Est da me scelto per salire in cima.

La pala orientale del Cuèl Flurit lungo la quale sale il Troi dal partiğhan

Dal lato opposto l'Aquila di Tramonti e il Giavons.

L'ultima elevazione di cresta (1340 m) prima del corpo principale del Ciuculòn dai Alaç. Al punto da dove ho scattato questa foto si può giungere dalla stalla de la Frata.

Di questi tempi la montagna ha il fiato sospeso: non piove da mesi, non nevica, non alita vento, tutto è ghiacciato, fermo, immobile, silenzioso.

Qualcosa deve accadere.

Di questi tempi salire in montagna da soli, cercar le selve e le rive più sole (*), è solitudine da sgomento. Unici rumori i miei passi. Un aereo sordamente romba altissimo e poi basta. In questa situazione irreale mi abituo ad ascoltare il mio ansimare, il rumore del faticoso incedere, ora fruscìo tra l'erba, poi scricchiolio di foglie, ancora di fuscelli spezzati.

Improvvisamente metto una mano su un alberello prostrato e un rumore di foglie smosse, discosto, alieno, mi precipita in un attimo di terrore ancestrale che mi esplode dentro con una scarica d'adrenalina. Mi giro di scatto. Che stupido che sono!

L'alberello con le fronde apicali tocca terra a due metri da me; lo scotimento ha provocato un fruscio di foglie; un rumore estraneo in questo giorno di silenziosa solitudine.

(*) Ludovico Ariòsto, L'Orlando furioso, canto XXVII